La Rivista Geopolitiche* La pace attraverso la forza nella politica estera di Trump 2025: panoramica mondiale e conseguenze di Francesco Matteo Landi La dottrina di politica estera di Donald Trump ruota attorno al concetto di “ pace attraverso la forza”, un’idea ripresa da Ronald Reagan ma adattata alla sua visione “ America First”. Questo approccio si basa fondamentalmente sull’idea che la forza militare e una minaccia credibile possano dissuadere i conflitti e costringere gli avversari a negoziare a condizioni favorevoli. Tuttavia, oggi la minaccia non è più percepita come un deterrente sufficientemente efficace. Nel XXI secolo, l’uso della forza militare per ottenere vantaggi strategici nei confronti di potenze rivali (Iran, Cina) è diventato la norma. Ciò ha però lentamente ma inevitabilmente eroso la residua fiducia nella diplomazia americana. A differenza delle interpretazioni tradizionali, la versione trumpiana privilegia relazioni puramente transazionali rispetto alla costruzione di alleanze e adotta una strategia di “escalation per de-escalare”. La dottrina si fonda sull’uso della forza militare e sull’impiego di strumenti economici — come sanzioni e dazi — per raggiungere obiettivi diplomatici. L’applicazione di Trump segna una deviazione significativa dal liberal-internazionalismo del dopoguerra, abbracciando invece ciò che molti studiosi definiscono “politica da uomo forte” e negoziazioni bilaterali. Un esempio emblematico è rappresentato dalla guerra dei dazi contro gli stessi alleati degli Stati Uniti. L’Europa deve perseguire l’autonomia strategica La politica europea di Trump è risultata ampiamente controproducente per gli interessi statunitensi nella regione. I dazi contro prodotti e materiali provenienti da Paesi alleati si basavano su una valutazione intrinsecamente errata dei deficit commerciali. Le sue ripetute minacce di ritirarsi dalla NATO, le richieste di aumenti della spesa per la difesa e il suo approccio transazionale alle relazioni di alleanza hanno trasformato profondamente la dinamica transatlantica. Sebbene alcuni membri della NATO abbiano aumentato la spesa per la difesa fino a raggiungere l’obiettivo del 2% del PIL, l’imprevedibilità di Trump ha accelerato anche le iniziative europee di autonomia strategica. Il progetto dell’Euro Digitale è in fase di sviluppo accelerato, così come sono aumentate le pressioni per velocizzare la produzione degli aerei Tempest e FCAS, concepiti come controparte europea dell’F-35. Dal punto di vista geopolitico, il conflitto in Ucraina è diventato un banco di prova decisivo. L’approccio di Trump, basato sull’“escalation per de-escalare”, prevedeva minacce di severi dazi verso la Russia e al tempo stesso pressioni sull’Ucraina affinché accettasse concessioni territoriali. La sospensione dell’assistenza alla sicurezza statunitense verso i Paesi dell’Europa orientale confinanti con la Russia ha costretto questi Stati a cercare alternative di sicurezza, indebolendo potenzialmente la difesa collettiva, lasciando gli ancora alleati europei molto dubbiosi circa l’impegno americano verso la sicurezza comune. Asia-Pacifico In Asia, l’approccio di Trump ha combinato politiche commerciali aggressive con la deterrenza militare. La guerra dei dazi con la Cina, che ha raggiunto picchi del 145% sulle merci cinesi, ha rimodellato profondamente le relazioni economiche. ParallelaLa Rivista · Ottobre - Dicembre 2025 17
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