legge nel Rapporto – non è tra cervelli o braccia, ma nel non riconoscere che tutti sono talenti”. Non basta trattenerli, né rimpiangerli: serve coinvolgerli nella costruzione di nuove visioni collettive. Migrazioni interne: l’erosione invisibile del cuore del Paese La mobilità interna al Paese continua a svuotare il Sud e le aree interne: dal 2014 al 2024, più di 1 milione di persone ha lasciato il Mezzogiorno per il Centro-Nord, contro 587 mila in direzione opposta. I più mobili sono i giovani tra i 20 e i 34 anni (quasi il 50%), seguiti da adulti in età lavorativa. Le province interne e montane pagano il prezzo più alto: perdita di popolazione, chiusura di scuole e servizi, impoverimento sociale. Il RIM descrive così “un’Italia a velocità diverse”, dove le disuguaglianze territoriali alimentano, in un circolo vizioso, tanto l’esodo interno quanto quello verso l’estero: la mobilità interna, infatti, è spesso la prima tappa di un progetto migratorio più ampio, che molte volte arriva oltre confine. La connessione tra “emigrazione” e “immigrazione” Il RIM 2025 invita a superare narrazioni riduzioniste e rappresentazioni emergenziali, e anche la distinzione rigida tra “emigrazione” e “immigrazione”, sottolineando come entrambe esprimano la mobilità di persone migranti legate in modi diversi al nostro Paese. Negli ultimi anni si registrano fenomeni articolati: ad esempio, i nuovi italiani sono protagonisti sempre più numerosi di spostamenti, soprattutto verso altri Paesi europei. Sfide pastorali (non solo politiche): l’integrazione non sia assimilazione I quattro verbi-guida proposti da papa Francesco per la pastorale migratoria – accogliere, proteggere, promuovere, integrare – vengono applicati, talvolta, anche a contesti non emergenziali, come quello dei migranti italiani. Il rischio è trasformare l’integrazione in assimilazione, imponendo modelli dall’alto. Affinché tutti i migranti diventino effettivamente soggetti attivi di evangelizzazione (Leone XIV l’ha definita missio migrantium), in una logica di reciprocità e crescita comune, i quattro verbi proposti da Francesco dovrebbero essere completati da altri quattro: accogliersi, interpellarsi, valorizzarsi, condividere. Una nuova italianità: in movimento, transnazionale e plurale L’Italia fotografata dal RIM 2025 non è più un Paese che “fugge”, ma una nazione che si ridefinisce nei legami, nelle reti e nelle comunità transnazionali. Il Rapporto invita a leggere questa mobilità come una risorsa da ascoltare e valorizzare, non come una ferita da nascondere. “Questa Italia – ha dichiarato S.E. mons. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni della Conferenza episcopale italiana e della Fondazione Migrantes – non può avere come risposta solo il decreto legge del 28 marzo 2025, convertito nella Legge n. 74 del 23 maggio 2025, che ha introdotto modifiche al principio dello ius sanguinis, limitando la cittadinanza automatica a due generazioni di discendenza, con qualche eccezione. Al contempo, è stato bocciato un referendum sulla riduzione dei tempi della cittadinanza da 10 a 5 anni, anche per il 65% dei bambini nati in Italia da genitori di altre nazionalità e che frequentano le nostre scuole: uno strabismo legislativo”. Alcuni dati del RIM 2025 Il saldo negativo. 1,6 milioni di espatri e 826 mila rimpatri in 20 anni, con un saldo negativo di oltre 817 mila cittadini italiani, concentrato tra Lombardia, Nordest e Mezzogiorno. L’“Italia fuori dell’Italia”. Al 1° gennaio 2025 risultano iscritti all’Anagrafe per gli italiani all’estero (Aire), 6,4 milioni di persone, pari quasi a 1 italiano su 9: l’“Italia fuori dell’Italia” è ormai la ventunesima regione. La mobilità interna. Oltre 1 milione di cittadini italiani nel periodo 20142024 si sono trasferiti dal Meridione al Centro-Nord, con un saldo negativo per il Mezzogiorno di oltre 500 mila persone. La Rivista · Ottobre - Dicembre 2025 31
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