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destinati a garantire protezione al sovrano nell'aldilà. Attraverso sei sezioni tematiche, la mostra esplora la complessità della società Egizia, l’autorità divina dei faraoni, la vita quotidiana, le credenze religiose, le pratiche funerarie e le più recenti scoperte archeologiche. Dalle spettacolari statue di Sennefer, Ramses VI e Thutmose III ai raffinati gioielli reali, dagli oggetti di uso quotidiano finemente lavorati ai sarcofagi decorati con simboli sacri, l’esposizione svela l’eccezionale sofisticazione artistica e la profonda spiritualità che hanno reso l’antico Egitto una delle civiltà più affascinanti della storia. Come ricorda Zahi Hawass, “il più grande monumento mai costruito dall’Egitto non fu una piramide o un tempio, ma l’idea stessa di eternità.” È questa idea, più forte della pietra e dell’oro, a risuonare in ogni sala della mostra. La terra dei Faraoni - il Nilo Per comprendere la storia dell’antico Egitto è necessario visualizzare il contesto geografico in cui è nata la civiltà faraonica. Al centro si trovava la valle del Nilo, linfa vitale della civiltà Egizia. Il Nilo assunse la sua forma attuale all’inizio dell’Olocene (circa 10.000 a.C.), quando la fine dell’ultima glaciazione produsse un sensibile aumento di piogge nell’Africa centro-orientale. Con l’andare del tempo il letto del fiume si assestò, stabilizzandosi nel corso potente e costante che conosciamo oggi. Poiché il Nilo scorre da sud (monte) a nord (valle), la parte meridionale del paese prende il nome di Alto Egitto, quella settentrionale di Basso Egitto. Pertanto, i faraoni portavano il titolo di sovrani dell’Alto e del Basso Egitto e la doppia corona, una bianca e una rossa. Fino alla costruzione della diga di Assuan nel 1964, ogni anno, a luglio, il Nilo straripava e inondava le sue sponde in conseguenza delle piogge stagionali che cadevano in Etiopia. La piena depositava uno spesso strato di limo nero, che nutriva i raccolti del nuovo anno. Il calendario agricolo e religioso era così scandito dal prevedibile ciclo delle piene, tre stagioni: «Akhet, Peret, Shemu». L’agricoltura, favorita da questo periodico rinnovamento del suolo, era il fondamento della vita, non solo per il sostentamento delle persone ma anche per la loro visione religiosa del mondo. La popolazione era legatissima al fiume e alla natura circostante: non conosceva altro avendo confini naturali che delimitavano il paese. Nell’ Inno al Nilo, giuntoci su quattro papiri, due tavolette di scriba e quattro ostraka, tutti del Nuovo Regno, leggiamo: Salute a te, o Nilo che sei uscito dalla terra, che sei venuto per far vivere l’Egitto! Occulto di natura, oscuro di giorno, lodato dai suoi seguaci; è lui che irriga i campi, che è creato da Ra per far vivere tutto il bestiame, che disseta il deserto, lontano dall’acqua … Nel delta la pianura si allargava e prendeva la forma di un grande triangolo rovesciato, bagnato dagli antichi rami del fiume. Qui viveva la maggior parte degli Egizi, dedicandosi all’agricoltura e all’allevamento. L’acqua rimasta nei terreni bassi che orlavano la pianura alluvionale riempiva vaste aree del delta, formando acquitrini popolati da pesci, uccelli migratori e animali selvatici che venivano pescati e cacciati. Ai lati della pianura alluvionale si estende il deserto basso, un tempo savana brulicante di vita selvatica; si allarga a est e a ovest per tutta la lunghezza della valle del Nilo fino alle colline rocciose e alle ripide pareti che portano al deserto alto. Il deserto occidentale è punteggiato dalla fertile depressione del Fayyum e da cinque grandi oasi: Siwa, Bahariya, Farafra, Dakhla e Kharga. Il deserto orientale conduce al Sinai e al Mar Rosso. Nel deserto gli antichi Egizi cacciavano bovini selvatici, capre nubiane e gazzelle, che catturavano per nutrirsene. Il deserto era anche il mondo dei morti: chi poteva permetterselo si costruiva, nel silenzio di queste antiGrande collare di Psusennes I La Rivista Cultura La Rivista · Ottobre - Dicembre 2025 53

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