mipreziose, come turchesi, diaspro, corniola e ametiste. Cosa forse più importante, i deserti dell’Egitto (e della Nubia a sud) erano ricchi d’oro. La ricchezza di minerali abbagliava il mondo antico e svolgeva un ruolo importante nell’economia e nella cultura del paese. L’Egitto era davvero una terra di abbondanza, ricca di risorse che diedero al paese molti secoli di gloria e permisero di formare una testimonianza permanente dell’eccellenza della sua gente. Le vestigia che vediamo oggi di piramidi, templi e tombe sontuose raccontano la storia di un popolo che amava la vita e desiderava portare quella gioia anche nell’Aldilà. Un popolo che traeva il suo sostentamento e la sua visione del mondo dagli elementi naturali che lo circondavano, dal sole che sorgeva e tramontava ogni giorno, dal Nilo che donava terra fertile e ricca ogni anno: ritmi regolari che assicuravano stabilità e abbondanza durate 3000 anni. Da questo scenario è scaturita una civiltà che ha toccato vette altissime nell’arte, nella tecnica, nella medicina, nell’astronomia e astrologia, come nella letteratura. Il quotidiano L’ordinato mondo degli antichi Egizi era scandito da due cicli temporali. Il primo era il quotidiano alternarsi di alba e tramonto del sole, immaginato come il dio Ra (o Amon-Ra) nella sua barca. Ogni mattina il disco solare sorgeva a Oriente, attraversava il cielo e tramontava a Occidente, dove iniziava la terra dei morti. Ogni notte, Ra viaggiava nell’oltretomba per rinascere il mattino seguente. Il secondo ciclo era quello della piena annuale, preannunciata dall’apparire della stella Sirio nel cielo notturno, chissime sabbie, una tomba di pietra destinata a durare per l’eternità. In più, il Nilo era come una specie di «autostrada» che correva da nord a sud, agevolando i commerci (con imbarcazioni che trasportavano merci e materie prime, dai cereali alla pietra), le comunicazioni e l’unità politica tra l’Alto e il Basso Egitto. La navigazione del Nilo raggiunse un alto grado di sviluppo: durante il Nuovo Regno molti tipi di imbarcazioni ne solcavano le acque, dalle zattere di papiro con le quali re e nobili andavano a caccia nelle paludi per scopi rituali o ricreativi, alle eleganti navi di legno usate dai faraoni per le visite di stato. Le pietre estratte da cave remote venivano spostate per via d’acqua: un rilievo del Tempio di Hatshepsut a Deir el-Bahari mostra due enormi obelischi di granito monolitico caricati su chiatte ad Assuan per essere trasportati a valle fino a Karnak. Poiché il Nilo scorre da sud a nord, le barche erano sospinte da remi in direzione nord, seguendo la corrente, e da vele in direzione sud, per catturare i venti dominanti. Inoltre, a partire almeno dall’Antico Regno, gli Egizi disponevano della tecnica necessaria per costruire navi di legno, a vela, in grado di affrontare il mare. Il deserto Dall’altro lato si può dire che l’antico Egitto fosse anche il dono del deserto. Gli Egizi estraevano molti minerali dalle vaste distese di terra arida che fiancheggiavano il Nilo a ovest e a est; ne ricavavano arenaria, basalto, diorite, granito, calcite e quarzite, che usavano per costruire monumentali strutture e per fabbricare oggetti – dalle minuscole perline alle colossali statue. Estraevano anche pietre seche nel calendario egizio segnava il Capodanno, chiamato Wep-Renpet. Seguivano quattro mesi di inondazione (Shemu), ognuno dei quali era diviso in tre settimane di dieci giorni ciascuna. Nel periodo in cui la piena si ritraeva venivano preparati i campi e si seminava: questa era la stagione dell’emersione (Peret). Dopo quattro mesi, prima della piena successiva, era il momento del raccolto (Akhet). Alla fine dell’anno, per portare il numero dei giorni a 365, si aggiungevano cinque epagomeni. Oggi sappiamo che la durata di un anno solare è di 365 giorni e ¼, ragion per cui, con il passare dei secoli, si perse la sincronia tra l’anno effettivo e il calendario civile, e le stagioni ufficiali non corrisposero più al ciclo agricolo. Grazie alla loro abilità di astronomi e all’accurata documentazione dell’osservazione del cielo, gli Egizi seppero Maschera funeraria d’oro di Amenemope La Rivista · Ottobre - Dicembre 2025 54
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