La Rivista

mondo della cura psichica e quello delle avanguardie artistiche. Mentre imperversava la Prima Guerra Mondiale, al Cabaret Voltaire di Zurigo gli artisti Dada si ribellavano contro le convenzioni artistiche sperimentando il collage e il fotomontaggio. Erika Schlegel elaborò le immagini delle maschere del Cabaret nell'ambito della sua analisi con Jung, mentre sua sorella Sophie Taeuber-Arp creò costumi di danza ispirati dalle bambole Katsina dei nativi americani Hopi che Jung aveva portato con sé dai suoi viaggi. Intanto, i surrealisti indagavano – ad esempio tramite la scrittura automatica - le possibilità creative del pensiero lasciato libero da ogni controllo, e inaugurarono un metodo di esplorazione del mondo onirico teso ad aprire la via verso una “surrrealtà”. Negli stessi anni in cui Jung pubblicava Tipi psicologici (1921), dove esponeva per la prima volta la propria tipologia basata sulla distinzione tra orientamento estroverso ed introverso, si andava sdoganando lo studio dell'arte psicopatologica: Hermann Rorschach inventava l'omonimo test psicodiagnostico basato sull’interpretazione di macchie d’inchiostro, mentre lo psichiatra, storico dell'arte, nonché cantante d’opera Hans Prinzhorn pubblicava una collezione di disegni di suoi pazienti che includeva opere dei cosiddetti artisti “primitivi” e di grandi pittori dall’immaginazione dirompente fra cui Hiëronymus Bosch. Ancora nel 1921 usciva in Svizzera il primo libro che valorizzava l’immaginazione psicopatologica: in Un malato mentale come artista, Walter Morgenthaler presentava le opere del suo paziente Adolf Wölfli, molte delle quali sono esposte al Landesmuseum. Si muovevano così i primi passi in direzione dell’“Art Brut”, resa celebre dal pittore francese Jean Dubuffet che, a partire dal 1947, avrebbe raccolto sistematicamente le testimonianze pittoriche nate da autoesplorazioni perlopiù condotte in seno a istituzioni psichiatriche. La “Collection de l’Art Brut” è tutt’oggi visitabile a Losanna. Una questione di gradi Se ‘illustri sconosciuti’ andavano così conoscendo una celebrità che mai si sarebbero immaginata, illustri personaggi scoprivano quanto già proclamato da Nietzsche (e da Jung), ossia che distinzione tra genialità e malattia è una “questione di gradi.” Nella clinica Bellevue a Kreuzlingen stazionarono celebrità fra cui il leggendario (e scandaloso) ballerino russo Vaslav Nijinski, lo storico dell’arte Aby Warbug, poi fondatore di una straordinaria biblioteca esoterica a Londra, e il pittore espressionista Ernst Ludwig Kirchner, che proprio durante l’internamento produsse 22 xilografie considerate fra le più significative della sua opera. Troviamo storie di successi e di insuccessi, non mancano infatti le voci critiche, come quella dello scrittore tedesco – morfinomane - Friedrich Glauser, che nel suo romanzo Il regno di Matto ritrasse la clinica come un "ragno gigantesco" che tortura l'intero paese. Dalla mostra emergono tanto le luci quanto le ombre della variegata storia della psichiatria. Incontriamo la fotografa ed esploratrice omosessuale Annemarie Schwarzenbach, ripetutamente ricoverata per via della sua C. G. Jung ed Emma Jung-Rauschenbach. Nel 1903 C. G. Jung sposa Emma Rauschenbach, anch'essa pioniera della psicologia del profondo. Foto di fidanzamento di Emma e C. G. Jung, 1902 La Rivista · Ottobre - Dicembre 2025 59

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