dipendenza da cocaina e morfina, che verrà sottoposta ad elettroshock. Conosciamo la scrittrice di etnia Jenisch Mariella Mehr, fra le tante vittime delle misure coercitive legate alla cosiddetta “igiene razziale” basata sulle teorie eugenetiche; sottratta alla famiglia dall'"Ente assistenziale per i bambini della strada," Mehr venne in seguito sterilizzata. D’altro canto, c’è anche chi credeva nel potere emancipatorio della psicoterapia, e propugnava una “psicoanalisi impegnata politicamente” che operasse come “continuazione della guerriglia con altri mezzi”. È il caso del celebre trio di etnopsichiatri Goldy Parin-Mathèy, Paul Parin e Fritz Morgenthaler che, nel secondo dopoguerra, si impegnò negli ospedali a fianco dei partigiani jugoslavi in lotta contro il fascismo. Celebre è poi rimasto il loro libro Die Weißen denken zuviel. Psychoanalytische Untersuchungen bei den Dogon in Westafrika, frutto di una sperimentazione psico-antropologica condotta presso il popolo dei Dogon, in Africa, basata su una applicazione della psicoanalisi freudiana sugli indigeni e spinta dall’urgenza di capire quanto essa potesse avere senso in un “circolo culturale” allogeno – e in che misura potesse diventare una forma di “soft colonialism”; un tema, questo, che sarebbe stato ampiamente dibattuto negli anni a venire. Un viaggio nella storia della psicoterapia La mostra insomma offre un impressionante percorso nella storia della psicoterapia, evidenziandone le tappe e le evoluzioni, a partire dal rivoluzionario gesto di Pinel, celebre per aver liberato i malati dalle catene, attraverso il racconto di chi creò e subì di diversi metodi di trattamento del disagio psichico, dall’ipnosi, ai metodi suggestivi e, naturalmente, alle scuole psicoanalitiche fino all’avvento della psicofarmacologie. Seguirono le sperimentazioni con le cosiddette sostanze psicotrope, dalla mescalina ai funghi allucinogeni all’LSD, che influenzarono arte, musica e letteratura a partire dagli anni Settanta. Non poteva mancare il “padre” dell’LSD, il chimico basileese Albert Hoffmann che nel 1943, con il suo celebre viaggio in bicicletta, scoprì gli effetti psicoattivi dell'LSD; stupisce scoprire che solo quattro anni dopo l’LSD veniva testato clinicamente per la prima volta al Burghölzli di Zurigo. Tra l’ampia rosa di testimonianze di artisti che hanno convissuto con il disagio mentale tematizzandolo nelle proprie opere va infine ricordata l’installazione di Heidi Bucher, fatta dal rivestimento di lattice e colla applicato alle pareti dell’”ambulatorio del Dr. Binswanger” nel sanatorio di Kreuzlingen, con cui ella si interroga sul ruolo delle pazienti tra quelle mura. “Paesaggi dell’anima” non è dunque solo un viaggio nel passato, ma arriva fino all’oggi, interrogandosi anche nuove forme di disagio psichico e le loro connessioni con la diffusione dei social e della tecnologia; lo fa attraverso un’ampia sezione interattiva che presenta diverse interviste ad esperti e testimonianze di giovani. Immagine di un paziente. C. G. Jung faceva dipingere le sue e i suoi pazienti come parte integrante del suo approccio terapeutico. Questo processo si chiama «immaginazione attiva». La Rivista Cultura La Rivista · Ottobre - Dicembre 2025 60
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