esempio, sia quello maggiormente rappresentato nei comuni della sua regione, come per altro è accaduto a suo tempo per La Banca Popolare di Milano e la Banca Popolare di Sondrio che sono ben rappresentati nelle rispettive aree di influenza, superando in certe zone la presenza dei “colossi” nazionali. Sempre che il tessuto quadro intorno non resti frammentato ed emarginato progressivamente. L’esempio tipico, in questo specifico caso, viene proprio dal Piemonte, una regione che ha pilotato la storia della Penisola, ma dove le località senza alcun sportello bancario erano a fine settembre addirittura il 64,9%, cui si aggiunge il 18,4% dei comuni piemontesi che di sportello ne hanno solamente uno. Ma l’evoluzione è tutt’ora in atto e foriera di nuove importanti scosse. Ulteriori chiusure all’orizzonte Grazie, infatti, all’ipotizzata integrazione con la Popolare di Sondrio, il gruppo Bper scala la classifica in Lombardia fino a diventarne la prima realtà sul territorio con 673 sportelli, pari al 17,9% del totale, davanti a Banco Bpm con 523 (13,9%), Intesa Sanpaolo e Iccrea, entrambe con 501 (13,4%). Nonostante l’autorità di sorveglianza abbia prescritto a Bper unicamente la chiusura di 6 sportelli per perfezionare l’acquisizione, il gruppo ha annunciato l’accorpamento di 90 sportelli (spesso doppioni) localizzati nelle altre regioni del Centro Nord. Altre chiusure si verificherebbero poi qualora prendesse corpo un’aggregazione tra Crédit Agricole Italia e Banco Bpm, che darebbe vita al terzo gruppo italiano per rete di sportelli (2.425). In questo caso non è difficile ipotizzare una nuova pressione di altre chiusure in ragione delle sovrapposizioni, in parte imposte a garanzia della concorrenza, ma in parte motivate dall’esigenza di realizzare sinergie di costi. La regione più colpita sarebbe anche in questo caso la Lombardia: l’integrazione tra Crédit Agricole Italia e Banco Bpm farebbe crescere il numero degli sportelli a 765, pari al 20,4% del totale, dando vita alla prima rete su scala regionale. Subito dopo la Liguria con 129 (23,4%) e l’Emilia Romagna con 372 (17,9%). Tra i grandi centri, Milano con 248 (24,3%) e Genova con 59 (20,5%) sono ai vertici. Da segnalare anche la situazione di Parma con 78 (39%) dove è la capogruppo (sempre che il baricentro non si sposti a Milano) e Piacenza con 47 (31,8%), mentre la città che registra la quota più elevata di sportelli integrabili Crédit Agricole Italia-Banco Bpm è La Spezia con 43 (50,6%). Fatto sta che nei primi nove mesi dell’anno sono già stati chiusi 268 presidi. Basilicata, Marche e Veneto le regioni più colpite nel 2024. Sale così a 3.419 il numero dei Comuni privi di filiale che rappresentano il 43,3% del totale. E con le pressioni per le fusioni, il ritmo delle chiusure è destinato ad aumentare ancora. Non è solo un problema delle aree interne Dopo l’acquisizione di Popolare di Sondrio, Bper ha annunciato l’accorpamento descritto. Ma il conto potrebbe essere molto più salato se si concretizzasse l’integrazione tra le reti di Banco Bpm e Crédit Agricole Italia. Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna rischiano i tagli più pesanti. Secondo il segretario generale della First-Cisl, Riccardo Colombani da un’eventuale fusione auspicata dalla multinazionale francese, è facile prevedere una nuova ondata di chiusure, con gravi rischi per occupazione, famiglie e imprese. I dati sulle grandi città dimostrano che la desertificazione bancaria non è solo un problema delle aree interne. Aumenta così la raccolta gestita, ma ristagna il credito. La scelta dell’investimento di lungo periodo del colosso francese in Banco Bpm è comprensibile, considerato il fortissimo La Rivista · Ottobre - Dicembre 2025 6
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