di me, deve partire da una serie di domande che tengano conto a tutto tondo di chi sono, come vivo, cosa mi piace e cosa mi serve davvero. La seconda è che, negli ultimi tempi, abbiamo la fortuna di poter usufruire di una tecnologia che solo pochi anni fa ci sognavamo e che ci permette di avere dati importanti sulla nostra persona che vanno oltre all’anamnesi. Avendo quindi a disposizione almeno tre pilastri solidi: dati sullo stile di vita, genetica e microbioma, possiamo costruire un tracciato a lungo raggio per la nostra salute. Ma attenzione: i test non fanno tutto da soli! Genetica: importante, ma non la protagonista La genetica affascina. Pensate che sono diventata biologa proprio sognando di poter far parte del famoso Progetto Genoma Umano, un colossale sforzo scientifico internazionale, avviato nel 1990 e concluso ufficialmente nel 2003 (sì, sono anziana), per sequenziare l'intero DNA umano, comprendere le basi genetiche delle malattie e sviluppare medicine personalizzate. Conoscenza che si è poi evoluta anche nell’ambito della nutrizione, rivelando che anche la predisposizione a certe carenze nutrizionali o certe sensibilità alimentari è racchiusa nel genoma di ciascuno. L’idea di avere dentro un codice che “svela” la dieta perfetta, però, è tanto attraente quanto sbagliata. Possiamo scoprire se abbiamo una maggiore tendenza, per esempio, a metabolizzare più lentamente la caffeina. Possiamo vedere come gestiamo il metabolismo di alcuni grassi. Possiamo capire se potremo digerire il lattosio per tutta la vita o se l’enzima lattasi ci abbandonerà sul più bello, proprio quando avevamo scoperto le gioie della burrata. Ma non possiamo — e scappate a gambe levate da chi vi dice il contrario — ricavare la dieta perfetta da un tampone salivare. La genetica, insomma, è una guida. Una bussola, non un itinerario su GoogleMaps. Questo perché lo stile di vita e i fattori ambientali, il cosiddetto esposoma, se mi consentite un termine da secchiona, sono ancora e rimarranno sempre i principali determinanti della salute. Il DNA può contribuire per circa il 20%, ma il resto dobbiamo farlo noi. E arriviamo quindi allo… Stile di vita: il gigante ignorato Se la genetica è intrigante, lo stile di vita è banalissimo. Troppo, per attirare click. Eppure è proprio qui che si gioca la partita più grande: ciò che mangiamo conta, certo, ma come viviamo conta di più. Dormiamo poco? Ci muoviamo poco? Siamo sotto stress da mesi? E soprattutto: quando è stata l’ultima volta che ve lo siete chiesti? Il corpo non ha bisogno di domande coscienti, lo sa. Non mente e non dimentica. E ci risponde con segnali potenti: fame più intensa, digestione pigra, energia altalenante, maggiore predisposizione a raffreddarsi, difficoltà nel perdere peso o nel mantenerlo, difficoltà nel costruire muscolo in palestra. È qui, allora, sì che si fa personalizzazione vera: • Quanto tempo e attenzione concedo ai pasti, nella quotidianità? • La mia attività fisica è calibrata o “eroica”? • Quanto tempo concedo ogni giorno per lenire gli effetti dello stress? Cosa mi stressa davvero? • Quanto ma soprattutto come dormo? Come mi sveglio? Il sonno è diventato un lusso del weekend? Un approccio che ignora questi aspetti non può definirsi personalizzata. È solo un elenco di alimenti concessi e proibiti, a volte un po’ triste, spesso frustrante e spesso inefficace. Microbioma: il regista silenzioso Ed eccoci alla star degli ultimi anni: il microbioma. Nonostante non abbia un ufficio stampa, è riuscito a diventare protagonista di migliaia di studi, articoli, Il Progetto Genoma Umano è un colossale sforzo scientifico internazionale per sequenziare l'intero DNA umano, comprendere le basi genetiche delle malattie e sviluppare medicine personalizzate. Conoscenza che si è poi evoluta anche nell’ambito della nutrizione, rivelando che anche la predisposizione a certe carenze nutrizionali o certe sensibilità alimentari è racchiusa nel genoma di ciascuno. La genetica, insomma, è una guida. Una bussola, non un itinerario su GoogleMaps La Rivista · Ottobre - Dicembre 2025 83
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